La pandemia ha investito le nostre vite cambiando per sempre la nostra quotidianità e in molti casi anche il nostro posto di lavoro. L’Inrs ha pubblicato un dossier informativo a proposito di una di queste nuove abitudini che sono state introdotte in maniera massiccia nel mondo del lavoro proprio dopo il periodo di confinamento: le videoconferenza.
L’opuscolo prende in considerazione l’aspetto di prevenzione cercando di aiutare i datori di lavoro e i loro dipendenti a comprendere le specificità di questo strumento.
Le videoconferenze sono per alcuni ormai parte della quotidianità ma, oltre che a essere estremamente funzionali, portano con sé rischi per la salute e possono essere la causa dell’insorgere di diverse malattie professionali.
Le 16 pagine che compongono il documento forniscono semplici esempi di comportamenti che favoriscono la prevenzione, mantenendo sempre un carattere pratico e conciso: il tema, sicuramente singolare, riserva ovviamente numerose sorprese.
L’Inrs in apertura consiglia infatti di valutare con attenzione quando ricorrere alle videoconferenze e quando invece preferire riunioni telefoniche o dal vivo.
I rischi citati nel dossier sono molteplici: i più comuni ovviamente quelli legati alla vista, all’udito e a stati di malessere diffuso (mal di testa o stanchezza) che possono essere causati dalle videoconferenze, si parla però anche di malattie professionali più gravi quali i disturbi muscolo scheletrici e i disturbi conseguenti ai rischi psicosociali.
La videoconferenza, all’apparenza innocua, possiede infatti diversi fattori di rischio che hanno conseguenze sulla salute dei lavoratori: la postura sedentaria così come l’isolamento per chi passa molto del proprio tempo lavorativo svolgendo questo tipo di attività, sono solo due esempi ma tra i più frequenti.
Come indicazione prioritaria di prevenzione l’Istituto francese suggerisce ai responsabili aziendali di non organizzare nella stessa giornata più di 4 ore di videoconferenza consecutiva e di lasciare ai partecipanti almeno 15 minuti di pausa ogni ora.
Altro tema importante che emerge dal dossier è quello partecipativo, infatti molti di questi fattori di rischio possono essere ridotti con un’organizzazione che tenga conto degli orari e delle necessita dei dipendenti, evitando di obbligarli a molte ore di video-riunioni in condizioni di stanchezza e cercando di conciliare le esigenze di vita di tutti i partecipanti.
Come già detto la decisione di indire una video riunione va ponderata cercando il più possibile di evitare le riunioni cosi dette “ibride” (cioè con alcuni dei partecipanti in remoto ed alcuni in presenza) che possono aumentare il rischio di disturbi all’udito e rendere il tutto molto caotico e faticoso.
Anche la durata deva essere chiara: in una video riunione, più che in presenza, è importante attenersi agli orari che ci si era prefissati.
Ovviamente il dossier pone un accento anche sulla prevenzione dei disturbi della salute mentale che possono insorgere a seguito di una settimana di lavoro con un carattere cosi sedentario e limitante per quanto riguarda i rapporti interpersonali. La videoconferenza può essere frustrante specialmente se i lavoratori non sono troppo avvezzi a questa modalità di lavoro e i problemi di connessione o di matrice informatica possono aumentare il senso di isolamento nei dipendenti. L’Inrs consiglia quindi di mettere a disposizione dei lavoratori dei canali di comunicazione emergenziali che possano metterli in contatto con un servizio di aiuto tecnico, in modo da ridurre i momenti di malfunzionamento e di velocizzare il ritorno alla riunione ad una qualità accettabile.
La scelta dell’Inrs di affrontare questa tematica non è quindi casuale, in molte aziende dopo la pandemia si è deciso di continuare a sfruttare questo strumento cosi utile, pero spesso si è portati a sottostimare i rischi legati a questa modalità di lavoro e ci si approccia alle videoconferenze come a qualcosa di rapido e semplice senza valutare né le sue potenzialità né i suoi rischi.