Violenze nei luoghi di lavoro: nuove disposizioni e iniziative di monitoraggio

violenze nei luoghi di lavoro

Nuova attenzione al tema delle violenze sul luogo di lavoro si è posta  a seguito della ratifica della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n.190 sulla Eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro: la Legge n. 4 del 15 gennaio 2021 (GU Serie Generale n.20 del 26-01-2021), entrata in vigore il 27 gennaio scorso, ne introduce  i contenuti nel quadro legislativo nazionale.

Il 21 giugno del 2019 l’OIL aveva adottato sia la Convenzione 190 che la relativa Raccomandazione 206 finalizzate a impegnare i rappresentanti dei governi, le organizzazioni datoriali e sindacati dei 187 Stati membri  ad attivare politiche di tutela da questo rischio presente in tutti i settori e diffuso pressoché in tutti gli stati.

La Convenzione promuove una piena protezione di lavoratori e lavoratrici a prescindere della tipologia di contratto, ruolo (persone in formazione, tirocinanti…) o rapporto di lavoro. Richiede inoltre che tutti i suoi aspetti “integrino la prospettiva di genere” e che si “presti particolare attenzione a coloro che sono più vulnerabili o in situazioni di maggiore vulnerabilità”. Riconosce di fatto una piena responsabilità ai titolari dei rapporti di lavoro o di formazione  impegnando i governi in un ruolo di promozione, monitoraggio e controllo.

Convenzione OIL 190– Legge n. 4 del 15 gennaio 2021
Allegato

Articolo 2
1. La presente Convenzione protegge i lavoratori e altri soggetti nel mondo del lavoro, ivi compresi i lavoratori come definiti in base alle pratiche e al diritto nazionale, oltre a  persone  che  lavorino indipendentemente  dallo   status   contrattuale,   le   persone   in formazione, inclusi i tirocinanti e  gli  apprendisti,  i volontari, le persone alla ricerca di un  impiego  e  i candidati a un lavoro, e  riguarda gli individui  che  esercitino  l’autorità,  i doveri e le responsabilità di un datore di lavoro.
2. La presente Convenzione si applica  a  tutti  i  settori,  sia privati che pubblici, nell’economia  formale  e  informale,  in  aree urbane o rurali.

I dati relativi all’Italia
(Con specifico riferimento alle molestie)

I dati relativi all’Italia confermano che si tratta di un fenomeno diffuso che colpisce circa 1,4 milioni di donne durante la loro vita lavorativa.
Il settore dei servizi è maggiormente colpito, come pure le fasce della popolazione di età medio-giovane e con un livello educativo medio-alto.
La maggiore incidenza si registra al momento del colloquio di lavoro o in fase di assunzione.
Il dato più allarmante è che quasi l’81% delle vittime intervistate non ne abbia parlato con nessuno sul posto di lavoro e che meno dell’1% di loro abbia denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine.

Fonte: Oil comunicato stampa a seguito della ratifica in Italia della Convenzione 190.

La tematica  in realtà è già stata regolamentata nel nostro Paese, seppur per via contrattuale:  la ratifica della Convenzione Oil fa seguito all’Accordo [1] siglato tra Confindustria e Cgil Cisl Uil  nel 2016. Intesa  che   recepisce l’Accordo Quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro raggiunto il 26 aprile del 2007 dalle rappresentanze sindacali e datoriali a livello europeo: Businesseurope, Ceep, Ueapme e Etuc [2].

Accordo Quadro tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil – 2016

“In attuazione dell’Accordo le parti ribadiscono che:

  • ogni atto o comportamento che si configuri come molestie o violenza nei luoghi di lavoro, secondo le definizioni dell’Accordo, è inaccettabile
  • è, pertanto, riconosciuto il principio che la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori non può essere violata da atti o comportamenti che configurano molestie o violenza;
  • i comportamenti molesti o la violenza subiti nel luogo di lavoro vanno denunciati;
  • le lavoratrici, i lavoratori e le imprese hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali, basate su principi di eguaglianza e di reciproca correttezza.

Confindustria e Cgil, Cisl e Uil s’impegnano a dare un’ampia diffusione all’accordo, a promuovere l’individuazione sul territorio delle procedure di gestione più adeguate”.

L’Intesa ha dato luogo a iniziative di attuazione a livello territoriale e aziendale ma non sono disponibili estesi dati di monitoraggio: dati che, considerando il carattere volontario dell’Accordo, sarebbero utili per comprendere il livello di condivisione e l’impegno in merito delle aziende e dei lavoratori.

Un recente studio, anche se rivolto esclusivamente ai lavoratori del settore sanitario della regione Piemonte, colma in parte questa lacuna. La ricerca  dal titolo Infortuni sul lavoro da aggressioni nel personale sanitario: dimensioni e trend del problema, è stata realizzata dal Servizio Sovrazonale di epidemiologia  della Asl TO3 e da Dors, il Centro regionale di documentazione per la promozione della salute  della Regione Piemonte, e  pubblicato dal Bollettino epidemiologico nazionale dell’Istituto superiore di sanità n. 1/2 del 2020.

I ricercatori, sulla base di  informazioni deducibili dalla letteratura (studi nazionali e internazionali), a  affermano che :

  • “il settore dei servizi sanitari e sociali risulta tra quelli a maggior rischio”
  • in questo ambito “la violenza verso operatori è compiuta prevalentemente da pazienti o loro familiari”
  • “la reale dimensione del problema non è ben conosciuta, poiché molti episodi di violenza, soprattutto verbale e psicologica, ma anche fisica, non vengono denunciati dagli operatori”, il livello di tale sotto notifica viene stimata fino al 70%.”

Lo studio ha preso  in considerazione i dati forniti dall’Ente assicurativo (l’Inail gestisce  denuncia e riconoscimento degli infortuni occorsi a tutti i lavoratori del settore pubblico e di gran parte dei lavoratori del settore privato): sono stati analizzati gli infortuni sul lavoro denunciati e riconosciuti da causa  lavorativa, occorsi nel periodo 2010-2017.

Risultati/Conclusioni
(di maggior rilievo)
  • La frequenza di casi riconosciuti dall’Inail risulta in riduzione: da 2.576 eventi occorsi nel 2010 si passa a 2.082 nel 2017 (-19,2%). Va tenuto presente che in questo lasso di tempo si è progressivamente ridotto il personale operante nelle ASL e negli Istituti di cura pubblici, passato da 724.245 unità del 2010 a 603.375 unità nel 2017. Il tasso grezzo di eventi passerebbe quindi da 35,6*10.000 addetti nel 2010 a 34,5 nel 2017, indicando una sostanziale stabilità del problema.
  • Permane una maggiore occorrenza di eventi nella macroarea del Nord-Ovest, dove le violenze rappresentano l’8,8% del totale degli infortuni in sanità nel periodo.
  • Le aggressioni fisiche sono più frequenti  verso le donne, coinvolte in quasi il 73% dei casi, percentuale costante nel periodo indagato (72,6% nel 2010; 72,7% nel 2017).  Ricordiamo  che le donne rappresentano la maggioranza del personale sanitario  e di quello ausiliario.
  • Il maggior numero di eventi si registrava fino al 2013 negli ospedali, ma il  progressivo aumento dell’assistenza territoriale ha comportato un costante aumento di eventi sul territorio: nel 2017 quasi il 60% degli eventi e occorso sul territorio (30% in strutture residenziali e il 30% in altri contesti, incluso il domicilio).
  • Riguardo la qualifica professionale, indagata per il Piemonte, la categoria  maggiormente colpita risulta quella degli ausiliari sanitari: 57,9% delle vittime di violenze nel 2016. Si riduce la quota di infermieri (23,5% nel 2010; 14,5% nel 2016); rimane costante la quota di medici (2,4% nel 2010; 2,6% nel 2016); aumenta la percentuale di personale tecnico (4,8% nel 2010; 20,6% nel 2016). Le aggressioni verso il personale medico e infermieristico avvengono principalmente in ospedale, mentre le aggressioni sul personale ausiliario accadono prevalentemente in strutture residenziali e di assistenza sociale.
  • È evidente che l’accadere degli eventi si sta spostando in misura crescente dall’ospedale al territorio, dato che riflette la tendenza organizzativa alla deospedalizzazione e all’incremento dell’assistenza territoriale.
  • Circa il 9% degli infortuni comporta più di 40 giorni di prognosi (senza inabilità permanente), mentre l’8% subisce una inabilità permanente al lavoro (la maggioranza dei quali nella categoria di postumi permanenti tra il 16 e il 33%). Non si evidenziano variazioni temporali nei gradi di gravità. Sono stati riconosciuti 8 eventi mortali.
  • La modalità di violenza più frequentemente codificata è “violenza, aggressione, minaccia – proveniente da persone esterne all’impresa verso le vittime nel quadro della loro funzione” (circa il 50% degli eventi).
  • Ricordiamo l’alto grado di sottonotifica di questi eventi, stimata in circa il 70%, sia tra i medici che tra gli infermieri. Le vittime temono conseguenze professionali negative, come essere considerate incapaci di adattarsi alle situazioni o di stabilire buone relazioni con il paziente .
  • La sottonotifica, che  riguarda verosimilmente episodi con danni lievi, è tuttavia indicatore delle difficolta organizzative a far emergere tali episodi e rappresenta una zona d’ombra conoscitiva in merito a problemi di burnout oggi ancora non quantificabili.
  • I dati sottolineano la necessità di intervenire sui fattori organizzativi, nonché di garantire il necessario supporto alle vittime da parte delle direzioni aziendali, spesso carente e concausa dell’alto livello di sottonotifica.
  • Alla luce dell’evoluzione dell’offerta assistenziale verso il territorio, una particolare attenzione va rivolta ai contesti extra ospedalieri e agli operatori impegnati in queste attività.

Fonte: ISS, Bollettino epidemiologico nazionale N.1/2 del 2020


NOTE

[1] Accordi analoghi sono stati stipulati con le Centrali cooperative e con Confapi.
[2] Vedi articolo di Daniele Ranieri: L’Accordo sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro.

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