La settimana Verde europea, che si è svolta dal 31 maggio al 4 giugno, ha individuato come tema centrale la riduzione a “zero dell’inquinamento” per garantire “condizioni più salubri per le persone e per il pianeta”. Obiettivo quindi nel 2021 è: “tracciare un percorso per affrontare l’inquinamento una volta per tutte”, poiché “l’inquinamento tocca tutti – attraverso l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e la terra dove coltiviamo il nostro cibo. Ma si può prevenire”. [1]
Molteplici i temi affrontati nel corso delle quattro giornate, ricche sia di interventi sulle criticità attuali sia di presentazioni relative a iniziative e buone pratiche.
Temi affrontati in apertura della Settimana verde
Un ambiente sano per una vita sana
Molteplici i legami tra la qualità dell’ambiente e la salute: ancora un notevole numero di malattie in Europa è causata dall’inquinamento ambientale derivante dall’attività umana. Resi disponibili i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente. Necessario l’impegno di tutti gli attori istituzionali ed economici. Politica sanitaria e inquinamento zero devono andare di pari passo.
Biodiversità ed ecosistemi
L’inquinamento è una delle principali minacce alla biodiversità e agli ecosistemi.
Produzione & Consumo
Inquinamento zero richiede un’industria più sostenibile: sistemi, tecnologie più pulite, modelli di business ma anche consumi meno inquinanti.
Promuovere il cambiamento nell’UE e all’estero
Diversi sono i soggetti istituzionali che a livello regionale, nazionale, comunitario e internazionale intervengono sul tema dell’inquinamento: questi soggetti devono tutti cooperare per realizzare l’obiettivo comune “inquinamento zero”.
Sintesi degli argomenti trattati nel corso della settimana verde sono disponibili nel sito dedicato (www.eugreenweek.eu): abbiamo, tra i molti, individuato come approfondimento un tema di particolare interesse per il nostro Paese.
“Impronte sporche sul tappeto magico: l’impatto dell’inquinamento del suolo sulla salute umana” è il titolo dell’iniziativa relativa all’inquinamento del suolo. Inquinamento che in realtà è onnipresente in Europa, “con un totale di 390.000 siti potenzialmente inquinati che richiedono interventi di bonifica. Ma nel 2018, solo circa 65.500 di questi siti sono stati risanati”. Contaminazione indotta da diverse fonti: atmosferica, pesticidi, antibiotici, fertilizzanti in eccesso, microplastiche, fanghi di depurazione e rifiuti.
Ma cosa succede nel nostro Paese?
Per capire come la questione ci riguarda molto e bene da vicino facciamo riferimento ad un approfondimento elaborato dalla Rete italiana ambiente e salute (Rias) ed in particolare a una scheda informativa (disponibile nel sito della Rete) [2], tra le altre altrettanto interessanti schede relative al nesso salute e ambiente.
Da decenni, a livello nazionale [3] ed europeo [4], si studiano le complesse situazioni di inquinamento del suolo offrendo strumenti per la “valutazione del rischio e la stima dell’impatto sulla salute”. Alcuni dati nazionali:
- 319 i Comuni italiani interessati
- 45 i siti contaminati di particolare rilevanza
- Le principali aree contaminate riguardano prevalentemente comuni di piccole e medie dimensioni
- Attivo il Sistema di monitoraggio dei 45 siti tramite il Progetto Sentieri
Uno dei principi che guida o dovrebbe guidare le politiche in materia di tutela ambientale e tutela della salute è, secondo i ricercatori di Rias, il principio della giustizia ambientale.
Si ha giustizia ambientale:
- quando i rischi ambientali, i pericoli, gli investimenti e i benefici sono equamente distribuiti senza una discriminazione diretta o indiretta a tutti i livelli giurisdizionali
- quando l’accesso agli investimenti nel settore ambientale, i benefici, le risorse naturali sono equamente distribuiti
- quando l’accesso alle informazioni, la partecipazione nei processi decisionali e l’accesso alla giustizia nelle problematiche ambientali sono beneficiate da tutti.
In Italia gli studi condotti nell’ambito del Progetto Sentieri hanno documentato che “emerge un quadro generale di ingiustizia ambientale per le comunità residenti in prossimità dei principali siti inquinati nel meridione d’Italia”, dovuta prevalentemente alla marginalità con cui questa popolazioni hanno vissuto i “processi di industrializzazione” nel corso del tempo. Inoltre vi è un ulteriore carico di rischio per quegli strati della popolazione “più fragili a livello socioeconomico” che vivono a ridosso delle “sorgenti di contaminazione industriale”.
Sempre più si conferma che promuovere giustizia ambientale è possibile solo proponendo modelli complessivi di sviluppo sostenibile e con il coinvolgimento consapevole delle comunità locali sia in termini di conoscenza dei problemi che delle soluzioni individuate.
Alle istituzioni nazionali e territoriali spetta il compito di promuovere la giustizia ambientale tramite lo sviluppo ad hoc di “sistemi di monitoraggio ambientale e di sorveglianza epidemiologica”.
Affronteremo nuovamente il tema analizzando prossimamente il Rapporto [5], pubblicato dall’Ispra [6] nel marzo scorso, sullo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia.
NOTE
[2] La rete raccoglie soggetti istituzionali nazionali e di vario livello territoriale, Università e Enti di ricerca (https://rias.epiprev.it/).
[3] Il Progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nasce nel 2006, grazie ad un’attività di promozione e ad un finanziamento del Ministero della Salute.
[4] A livello europeo la Rete Industrially Contaminated Sites and Health Network (ICSHnet)
[5] Araneo F., Bartolucci E. (2021); Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali – Edizione 2021. ISPRA, Rapporti 337/21.
[6] Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale.